Se ci avete seguiti nelle stories su Instagram (vi ricordiamo che le trovate ancora in evidenza), saprete che sabato scorso abbiamo fatto un’esperienza molto particolare a Piacenza, la nostra città.

Nel primo pomeriggio, infatti, siamo andati a visitare il pozzo di Sant’Antonino.
Vi spieghiamo meglio..

L’iniziativa

Dal 22 dicembre scorso è partita l’iniziativa “Il pozzo di Sant’Antonino“, un’occasione unica per visitare il sottosuolo della Piacenza romana. Per la prima volta è accessibile al pubblico il luogo in cui la tradizione cristiana vuole sia stato ritrovato il corpo del martire Antonino, patrono di Piacenza. Questo sacrario, voltato, affrescato, e databile al IV secolo si trova a quattro metri e mezzo di profondità nella chiesa di Santa Maria in Cortina, a due passi dalla Basilica di Sant’Antonino e in pieno centro storico.

L’evento “Il pozzo di Sant’Antonino. Un segreto sotterraneo” è collaterale alla mostra “Annibale: un mito mediterraneo” ed è promosso dall’Ufficio beni culturali della Diocesi di Piacenza-Bobbio e dalla Parrocchia di Sant’Antonino, con la collaborazione di Kronos – Museo della Cattedrale e Cooltour s.c., il patrocinio del Comune di Piacenza e il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

La chiesa di Santa Maria in Cortina

Si narra che è proprio in questa piccola chiesa che il vescovo Savino abbia trovato il corpo di Sant’Antonino decapitato.
Sul finire del IV secolo il corpo fu portato nella vicina chiesa di San Vittore, che da quel momento in poi venne dedicata al patrono, oggi Basilica di Sant’Antonino.
Si racconta che sul luogo del ritrovamento il vescovo Savino fece costruire una prima chiesa, a cui ne seguì poi una medievale, che fu a sua volta sostituita dall’attuale, ultimata soltanto all’inizio del XVI secolo.
Per commemorare questo luogo sacro, ogni 13 novembre parte la processione che giunge nella basilica di Sant’Antonino e che ricorda il leggendario ritrovamento del corpo del martire.

© Foto di La Cattedrale di Piacenza (sito)

E’ importante ricordare che durante i lavori di restauro dell’attuale edificio, sul finire dell’800, vennero portati alla luce straordinari reperti di età imperiale, come ad esempio il “marmo Cecilio“, a testimonianza che quest’area fu utilizzata come necropoli fin dal I secolo. Quest’ultimo è possibile vederlo da vicino nel percorso di uscita dalla chiesa.

La visita

La nostra visita è iniziata all’interno della chiesa di Santa Maria in Cortina, per l’occasione adibita a sala video. Infatti la discesa al pozzo è anticipata da una videoproiezione che narra la leggendaria storia di Antonino, l’Inventio del corpo del Santo Martire ad opera del vescovo Savino e le fasi evolutive della chiesa.
Questo ci ha permesso di immergerci nella storia, capire la vicenda e conoscere i fatti.
Nel video viene anche ricostruito l’ambiente ipogeo e spiegato come questi doveva essere un tempo.

Dopo la fine del video, abbiamo potuto vedere il “pozzo” che si trova sotto l’altare maggiore, dove si è sempre ritenuto fosse la tomba di Sant’Antonino.
Da lì ci siamo poi spostati verso la botola che conduce alla camera ipogea, allora posta in una primitiva cappella, oggi sacrestia.

Prima di scendere abbiamo indossato i caschetti di protezione. In seguito una persona alla volta con il supporto di un’operatrice, siamo scesi lungo la ripida scala.

Una volta scesa la scala ci siamo trovati a quattro metri e mezzo di profondità in un ambiente davvero particolare. Ci siamo seduti e abbiamo poi indossato degli occhiali con i quali ci siamo totalmente immersi nella ricostruzione 3D in realtà aumentata della camera ipogea. In questo modo abbiamo esplorato la stanza e l’abbiamo vista con l’originale decorazione, oggi purtroppo solo parzialmente riconoscibile.

Ognuno aveva la possibilità di rimanere nella stanza con gli occhiali, da solo, per alcuni minuti. Un’esperienza intima e molto suggestiva.

Per tutto ciò che concerne le modalità di ingresso e l’acquisto dei biglietti, vi consigliamo di visitare il sito de La Cattedrale di Piacenza.
Vi anticipiamo solo che i biglietti si possono facilmente prenotare anche via email.
Inoltre la durata complessiva della visita è di circa 30 minuti.

Noi consigliamo a tutti, compresi i piacentini, di prendere parte a questa preziosa iniziativa. Sono eventi da non perdere, proprio per la loro breve durata e la particolare occasione che offrono.
Abbiamo trovato la visita interessante, ben strutturata e che ci ha permesso di conoscere ancor meglio una parte della nostra città.

Fateci sapere se pensate di andare oppure, se siete già andati, commentate raccontandoci la vostra esperienza.

Ioviaggiocosi.
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