Pechino ci ha accolti con la sua grandezza, il suo ritmo ipnotico e un mix irresistibile di storia millenaria e modernità vibrante.
Di tutte le città visitate (Chengdu e Xi’An) è quella che ci è piaciuta di più. Probabilmente perchè non è solo grattacieli, ma anche templi e tante abitazioni storiche.
Avevamo a disposizione quattro giorni, ma siamo comunque riusciti a vivere esperienze incredibili: camminare lungo la Grande Muraglia, perderci negli hutong, scoprire templi e palazzi imperiali, gustare l’anatra alla pechinese e sorseggiare tè in un mercato autentico. Vi raccontiamo tutto, giorno per giorno.
1 GIORNO
Il nostro primo giorno a Pechino è stato interamente dedicato alla scoperta della città antica, quella fatta di templi, hutong e atmosfere sospese nel tempo. Abbiamo scelto di muoverci a piedi dal nostro hotel per goderci la città lentamente, passo dopo passo, e assaporarne fin da subito l’anima più autentica.
Tempio del Lama
Prima tappa della giornata è stato il Tempio del Lama, uno dei luoghi sacri più famosi di Pechino. Non appena si varca l’ingresso, si viene avvolti dall’odore intenso dell’incenso e dal suono ritmico delle preghiere dei fedeli. Questo tempio, originariamente residenza imperiale, è oggi il più importante tempio buddista tibetano della Cina continentale.



I cortili si susseguono l’un l’altro, ognuno più elaborato e suggestivo del precedente, fino ad arrivare alla Sala del Grande Buddha dove si trova una statua colossale alta 18 metri, scolpita in un unico tronco di sandalo: un capolavoro che lascia senza fiato.
Tempio di Confucio
A pochi passi dal Tempio del Lama si trova il Tempio di Confucio, molto meno affollato e dal carattere più intimo e contemplativo. Camminando tra gli alberi antichi e le stele incise con i nomi dei letterati cinesi, abbiamo percepito chiaramente l’atmosfera austera e rispettosa della tradizione confuciana.




Il tempio è dedicato al celebre filosofo e ospita numerosi cimeli legati alla cultura e all’educazione cinese. Il contrasto con il tempio tibetano è netto: qui non ci sono statue dorate o fumi di incenso, ma una calma quasi meditativa, fatta di simmetrie, scritture e silenzi.
Wudaoying Hutong
Terminata la visita ai templi, ci siamo lasciati trasportare dalla curiosità ed esplorare a piedi il vicino Wudaoying Hutong, un dedalo di viuzze tipiche, molto meno turistico rispetto a quelli più famosi, ma decisamente affascinante.


HUTONG
Gli Hutong di Pechino sono uno degli aspetti più affascinanti e autentici della capitale cinese.
La parola “hutong” deriva da un termine mongolo che significa “pozzo d’acqua” e in origine indicava i vicoli creati attorno alle fonti d’acqua comuni. Con il tempo, il termine ha assunto un significato più ampio e oggi indica le viuzze strette fiancheggiate da case a corte tipiche dell’antica Pechino.
Questi quartieri sono stati costruiti a partire dalla dinastia Yuan (XIII secolo), ampliati durante la dinastia Ming e poi rifiniti sotto i Qing. Ogni hutong è un microcosmo, un piccolo universo urbano dove le persone vivono ancora oggi una quotidianità fatta di vicinato, mercatini, panni stesi e biciclette appoggiate ai muri.
I più famosi hutong di Pechino
Nanluoguxiang (南锣鼓巷)
Uno dei più conosciuti e frequentati dagli stranieri, è un hutong trendy e vivace. Qui troverai boutique di design, bar moderni, street food, negozietti di artigianato e gallerie d’arte. È un buon compromesso tra autenticità e modernità, anche se negli ultimi anni ha perso un po’ del suo spirito originale.
Come arrivare: metro linea 6 o 8, fermata Nanluoguxiang.
Wudaoying Hutong (五道营胡同)
Più tranquillo e meno turistico di Nanluoguxiang, questo hutong si trova vicino al Tempio del Lama e rappresenta una vera chicca. È frequentato da giovani locali, studenti e creativi. I caffè qui hanno un’anima boho, ci sono librerie indipendenti, negozi di tè e piccoli atelier.
Come arrivare: metro linea 2 o 5, fermata Yonghegong Lama Temple, poi 5 min a piedi.
Yandai Xiejie (烟袋斜街)
Storica “via della pipa”, vicino alla Torre del Tamburo Ideale per shopping e souvenir Frequentata ma pittoresca
Come arrivare: metro linea 8, fermata Shichahai
Torre del tamburo e Torre della campana
Camminando ancora, abbiamo raggiunto la Torre del Tamburo e la Torre della Campana, due costruzioni simboliche che un tempo segnavano le ore nella Pechino imperiale.



Palazzo d’Estate
Nel pomeriggio abbiamo preso la metro e ci siamo diretti verso uno dei siti più iconici della città: il Palazzo d’Estate. Nonostante la stanchezza accumulata dalla camminata del mattino, questo luogo ci ha letteralmente rigenerati.
Immerso in un parco collinare, il Palazzo d’Estate era la residenza estiva della famiglia imperiale. Abbiamo passeggiato lungo le rive del Lago Kunming, attraversato il famoso Ponte delle 17 arcate e percorso il pittoresco Lungo Corridoio, decorato con oltre 14.000 dipinti.







La salita fino all’Isolotto Nanhu è stata ricompensata da una vista magnifica sul lago e sull’intero complesso. La luce del tardo pomeriggio rendeva tutto dorato e silenzioso, quasi surreale. Una vera oasi di pace a pochi chilometri dalla frenesia cittadina.
Come arrivare: metro linea 4, fermata Beigongmen, uscita D
cena – anatra alla pechinese
La giornata si è conclusa nel modo più gustoso possibile: con una cena al ristorante Duck de Chine, specializzato in anatra alla pechinese.



L’esperienza è stata molto più di un semplice pasto: un vero rituale. Lo chef ci ha preparato l’anatra davanti agli occhi che era poi da accompagnare a pancake sottili (simili a crêpes, chiamati “bing“), il cipollotto e il cetriolo alla julienne, la salsa hoisin e lo zucchero bianco (dove intingere la pelle croccante). I sapori erano perfettamente equilibrati, e ogni boccone raccontava secoli di tradizione culinaria.
2 GIORNO
Il secondo giorno a Pechino è stato dedicato a uno dei momenti che più attendevamo fin dalla partenza: l’escursione sulla Grande Muraglia Cinese. Nonostante la sveglia molto presto, la voglia di vederla era talmente forte da non rendercene conto.
La Grande Muraglia – Settore di Mutianyu
Abbiamo scelto il tratto di Mutianyu, meno affollato e più suggestivo rispetto ai settori più turistici come Badaling. Per raggiungerlo abbiamo prenotato un’auto con Didi, un’app che funziona come Uber, e che in Cina è davvero comoda e affidabile. Partendo all’alba, siamo arrivati ai piedi della muraglia prima dell’apertura ufficiale, godendoci così l’intera salita senza la presenza di altri visitatori.
La salita l’abbiamo fatta con la seggiovia e appena messo piede sulla muraglia, è stato impossibile non rimanere colpiti dalla maestosità di quest’opera: torri di guardia che si susseguono a perdita d’occhio, muri in pietra che si inerpicano su crinali vertiginosi, il tutto circondato da colline boscose e silenzio.





Abbiamo camminato a lungo, avanti e indietro, esplorando vari tratti e godendoci ogni angolo, ogni scorcio. L’aria era fresca all’inizio, ma ben presto la fatica e il sole ci hanno scaldato per bene. Verso le 10:30 abbiamo iniziato a vedere arrivare i primi pullman e gruppi organizzati. A quel punto ci siamo resi conto di quanto fosse stata intelligente la scelta di arrivare presto: il fascino solenne della muraglia si perde facilmente tra selfie stick e confusione.
La discesa è stata altrettanto memorabile: siamo scesi con il toboga, uno scivolo lungo e sinuoso che attraversa la vegetazione e che ha reso il ritorno a valle non solo veloce ma anche super divertente!
Come arrivare: da Pechino con Didi o auto privata (circa 1h30).
L’ngresso, la seggiovia e il toboga si acquistano separatamente. Portate acqua e scarpe comode.
Parco Jingshan
Rientrati a Pechino, nel primo pomeriggio ci siamo diretti verso il Parco Jingshan, una tappa spesso sottovalutata dai turisti ma assolutamente imperdibile. Situato proprio a nord della Città Proibita, questo parco ospita una collina artificiale, la Collina del Carbone, creata con la terra scavata per costruire i fossati imperiali. Dalla cima si gode una vista spettacolare sull’intero complesso della Città Proibita.



Come arrivare: il Parco Jingshan si trova accanto all’uscita nord della Città Proibita.
Parco Behai
Proseguendo a piedi per meno di dieci minuti, abbiamo raggiunto anche il vicino Parco Beihai, un altro ex giardino imperiale che si sviluppa attorno a un grande lago. Al centro sorge l’isola con la Dagoba Bianca, uno stupa buddista su cui si può salire per avere una vista panoramica della zona.



3 GIORNO
Il terzo giorno a Pechino è stato sicuramente il più intenso sotto il profilo storico e culturale. Ci siamo svegliati molto presto per immergerci nel cuore simbolico della Cina: Piazza Tiananmen e la Città Proibita, due luoghi che racchiudono secoli di potere, rivoluzioni e mistero.
Piazza Tienanmen
Arrivare a Tiananmen all’alba è stata una scelta vincente in quanto la folla è ancora contenuta. Per accedere alla piazza è necessario prenotare l’ingresso online (a noi ha prenotato tutto la ragazza dell’hotel) e passare i controlli di sicurezza.






Camminare su questa enorme distesa, una delle piazze più grandi del mondo, è un’esperienza straniante: da un lato si è sopraffatti dalle proporzioni e dal rigore architettonico, dall’altro si è consapevoli di trovarsi in un luogo fortemente carico di significati politici. Davanti a noi si ergeva solenne la Porta della Pace Celeste, con l’enorme ritratto di Mao Zedong a dominare l’ingresso alla Città Proibita. Intorno, bandiere rosse, soldati in divisa e gruppi turistici.
Come arrivare: metro linea 1, fermata Tiananmen East o Tiananmen West.
Città Proibita
Appena varcata la Porta Tiananmen si entra nel complesso imperiale più grande e meglio conservato del mondo: la leggendaria Città Proibita. Avevamo prenotato l’ingresso in anticipo grazie alla ragazza del nostro hotel (è obbligatorio), e siamo riusciti a entrare abbastanza rapidamente.
Visitare la Città Proibita richiede tempo, scarpe comode e un pizzico di pazienza, soprattutto per via della folla.
Il palazzo, costruito nel XV secolo, è un susseguirsi di cortili (sembrano non finire mai), sale troneggianti, portoni color vermiglio e tetti dorati.





Ogni edificio racconta qualcosa: la gerarchia del potere, le cerimonie, gli intrighi di corte. Anche se alcune sale non sono accessibili, la maestosità del complesso lascia comunque un’impressione fortissima. Per noi è stata una visita che ha riempito gran parte della giornata, ma ne è valsa assolutamente la pena.
Tempio del Paradiso
Nel tardo pomeriggio ci siamo spostati con la metro (ancora una volta la scelta più intelligente per muoversi a Pechino) verso il Tempio del Paradiso, situato all’interno di un vastissimo parco a sud della città.





Questo luogo sacro, dove gli imperatori pregavano per ottenere buoni raccolti, ci ha colpito per la sua armonia geometrica e la bellezza dei dettagli. L’edificio più famoso è la Sala della Preghiera per i Buoni Raccolti, con il suo tetto blu intenso a tre livelli, completamente in legno e privo di chiodi. Attorno, il Muro dell’Eco e la Pietra del Centro del Cielo.
Come arrivare: metro linea 5, fermata Tiantan Dongmen (East Gate).
4 GIORNO
L’ultimo giorno del nostro viaggio a Pechino lo abbiamo vissuto con uno spirito diverso, più lento e curioso, lasciandoci guidare dai profumi e dai colori dei quartieri storici. Dopo tre giorni densi di arte e architettura imperiale, ci siamo concessi il piacere della scoperta quotidiana.
Maliandao Tea Market
Al mattino siamo andati al Maliandao Tea Market, un enorme complesso interamente dedicato al tè.
In Cina, bere tè è una forma d’arte, un rituale, un mezzo di comunicazione. E qui ne abbiamo avuto la prova.
Nel mercato si trovano centinaia di negozietti specializzati, alcuni molto eleganti, altri più spartani. Dopo aver curiosato un po’, siamo entrati in un piccolo negozio gestito da una ragazza gentilissima che, nonostante non parlasse inglese, ci ha accolto con un sorriso e una cerimonia del tè, la Gōngfū Chá, davvero memorabile. Grazie al traduttore siamo riusciti a comunicare, e lei ci ha fatto assaggiare vari tipi di tè: dal tè verde Longjing, al delicatissimo tè al gelsomino, fino a un intenso tè Pu’er invecchiato.
Abbiamo imparato come si versano le infusioni, la temperatura dell’acqua, il significato dei piccoli sorsi ripetuti. È stato un momento autentico, rilassato, che ci ha fatto sentire davvero immersi nella cultura locale.
Come arrivare: metro linea 7, fermata Malianwa.






Gōngfū Chá (工夫茶)
La cerimonia del tè cinese, conosciuta come Gōngfū Chá (工夫茶), è molto più di un semplice è una vera e proria arte raffinata e profonda, fatta di gesti lenti, oggetti eleganti e rispetto per il tempo, il silenzio e la natura. Una cerimonia che parla della cultura cinese tanto quanto la calligrafia o la poesia.
“Gōngfū” significa “abilità”, “maestria”, mentre “chá” è semplicemente “tè”.
Quindi Gōngfū Chá è l’arte di preparare il tè con perizia, concentrazione e armonia. È una cerimonia che nasce nelle province meridionali della Cina e ha più di 1000 anni di storia.
Non è rigida come la cerimonia giapponese, ma ha comunque una sua etichetta precisa. Ogni passaggio serve a esaltare l’aroma, il sapore e il profumo del tè.
In ogni cerimonia del del tè che si rispetti saranno necessari: il set da tè in porcellana o terracotta, spesso composto da una piccola teiera (a volte in Yixing), tazzine minute (senza manico), una brocca di servizio, un vassoio in bambù o ceramica con una griglia drenante per l’acqua, il termometro, la caraffa dell’acqua calda, gli strumenti di legno o bambù come pinzette, mestolini e cucchiai, il contenitore del tè, da cui viene mostrata la foglia prima dell’infusione.
Le fasi della cerimonia sono le seguenti:
- Risvegliare il tè – Le foglie vengono mostrate agli ospiti, annusate e versate nella teiera scaldata con acqua bollente, solo per qualche secondo. Questa prima infusione viene poi scartata: serve a “svegliare” le foglie, rimuovere polveri residue e ammorbidirle.
- Prima vera infusione – Si versa nuovamente acqua calda (a temperatura diversa secondo il tipo di tè: più bassa per i tè verdi, più alta per i tè oolong o neri), e si lascia in infusione per pochi secondi.
- Versare e servire – Il tè viene versato nella brocca di servizio e poi nelle tazzine. L’ordine non è casuale: viene versato a rotazione per garantire che tutti ricevano lo stesso sapore. Le tazzine sono minuscole, perché si sorseggia poco tè alla volta, ma più volte.
- Più infusioni, più sapore – Le stesse foglie possono essere riutilizzate anche 5-7 volte. Ad ogni infusione il sapore cambia, evolve, si fa più rotondo o più sottile. Pensate che in certi casi si arriva a dieci infusioni con la stessa manciata di foglie.
Nanluoguxiang Hutong
Nel pomeriggio ci siamo diretti verso Nanluoxiang Hutong, uno dei più famosi di Pechino. Qui il fascino degli edifici tradizionali convive con l’energia creativa delle nuove generazioni: boutique di design, bar alla moda, street food fumante. Abbiamo passeggiato tra le viuzze, assaggiato snack locali e comprato qualche souvenir artigianale.



Stadio Olimpico
In metro abbiamo poi raggiunto anche lo Stadio Olimpico, conosciuto come il Nido d’Uccello, icona architettonica delle Olimpiadi del 2008. Anche solo vederlo dall’esterno al tramonto è stato emozionante: una struttura futuristica che racconta il volto moderno della città.



Come arrivare: metro linea 8, fermata Olympic Sports Center.
Lago Houhai
Abbiamo concluso la giornata con un tramonto al Lago Houhai, un’area vivace, piena di localini e perfetta per una pausa rilassante.





Quattro giorni intensi a Pechino non sono bastati per vedere tutto, ma abbastanza per innamorarci di questa città straordinaria.
Ioviaggiocosi.
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